2 min letti
Quando i nostri figli iniziano a ritirarsi dal mondo

Nel corso degli anni ho incontrato nel mio studio molti genitori preoccupati e spesso disperati perché il loro figlio o la loro figlia ad un certo punto si rifiutano di andare a scuola. Addirittura, una volta, un giovane papà e una giovanissima mamma si presentarono con una bimba, che chiameremo Giulia, di soli 4 anni. Quest’ultimo caso per fortuna si risolse decisamente in fretta in quanto si scoprì, dopo qualche seduta, che la piccola era stata picchiata da una sua amichetta nel cortile della scuola. Nonostante l’intervento delle maestre, la bimba era inconsolabile e per più di un mese piangeva disperatamente con il singhiozzo, irrigidendo tutto il corpo se i genitori provavano a portarla a scuola. Giulia aveva paura, appariva terrorizzata, se solo si provava a farla scendere dall’auto davanti alla scuola.Tantissimi bambini a scuola litigano richiedendo l’intervento delle insegnanti, ma in questo caso, non si era immediatamente collegata la sensibilità e la paura della piccola con un evento che risulta frequente alla scuola materna e al quale le maestre sono preparate a risolvere, tanto è vero che il giorno della lite, un venerdì. Giulia uscì da scuola senza piangere e nessuno diede peso all’accaduto. Il week end andò bene e i genitori riferirono che la bambina giocava in casa da sola tranquilla, ma il lunedì successivo iniziò il calvario del pianto disperato della piccola.Fu solo con il gioco, con le bambole che Giulia mostrò la lite che aveva vissuto e grazie all’intervento di tecniche specifiche che la piccola tornò nella sua sezione superando la paura che la bloccava facendola piangere disperatamente. In un colloquio follow up con i genitori a distanza di 6 mesi, non erano emersi altri problemi e la situazione per fortuna si risolse definitivamente.Non è sempre così semplice risolvere situazioni di questo genere, ricordo che un bambino alle elementari non aveva sviluppato una vera e propria opposizione alla scuola, ma i genitori riferirono di aver scoperto loro figlio fuori dalla porta di casa in pieno inverno che correva nel cortile al freddo senza il giubbotto con l’intenzione di ammalarsi per non andare a scuola. Il bambino evidentemente provava disagio all’interno della propria classe, ma per fortuna, anche attraverso l’intervento delle insegnanti, la situazione di disagio prese, anche se molto lentamente la via della remissione.Ma cosa succede quando si arriva all’adolescenza? Le cose si complicano ancora di più: intervengono moltissimi fattori, come il crescere delle difficoltà collegate all’aumento delle materie, al cambiamento del rapporto con le insegnanti, al mutamento ormonale, del proprio corpo, all’immagine di sé stessi e al rapporto con i pari e naturalmente con la figura dell’adulto. Perdipiù, spesso i genitori quando vedono che il proprio figlio non è più un bambino, tendono a lasciarlo più solo, a dargli più compiti e responsabilità e questo va più che bene, ma occorre, allo stesso tempo cercare di stargli vicino per cercare di intuire il suo vissuto. È un attimo che l’adolescente si chiuda in sé stesso, che si rinchiuda nella propria stanza, non permettendo a nessuno di entrare, né ai genitori, né a quelli che prima erano i suoi amici che al massimo contatta solo attraverso i social o con cui gioca online. Per una situazione che all’adulto appare facilmente superabile, per l’adolescente diventa un ostacolo impossibile da affrontare anche se ha persone accanto del tutto disponibili. Ed ecco che il ragazzo o la ragazza comincia ad allontanarsi dalla propria vita sociale che naturalmente comprende anche la scuola. Spesso inizia con piccole assenze accusando malesseri fisici, poi con vere e proprie assenze all’insaputa dei genitori e quando gli adulti cominciano ad obbligare l’adolescente alla frequenza scolastica, quest’ultimo si chiude ancora di più, manifestando comportamenti oppositivi e di maggiore chiusura dal mondo. Le loro stanze da letto diventano un completo caos, vietano ai genitori di entrare, mangiano in camera, trascurano la propria igiene personale, faticano a dormire o sviluppano una disorganizzazione sonno-veglia e per tutto il tempo giocano online entrando in un mondo che può diventare anche molto pericoloso.


Cosa fare in questi casi?

  1. Cercare di entrare in contatto con il proprio figlio proponendogli cose che gli piacciono da fare o mangiare insieme per ritrovare uno spiraglio di sintonia;
  2. Sospendere momentaneamente i loro doveri per farli rilassare;
  3. Rivolgersi ad un esperto nel campo per approfondire la situazione e trovare soluzioni adeguate, non lasciando passare troppo tempo perché la situazione tenderà inevitabilmente a peggiorare.